09-08-2010
Sono medico ospedaliero...
di   Dott. Chiara Lestuzzi
U.O. Cardiologia, Centro di Riferimento Oncologico (CRO), Aviano (PN)

Sono medico ospedaliero, mi occupo di cuore e tumori e ho conosciuto Paolo Macchiarini nel 1994, in occasione di un congresso che avevo organizzato su questo argomento. All'epoca avevo visto morire diversi giovani pazienti con tumori del torace giudicati inoperabili perché il tumore infiltrava i grossi vasi (vena cava, arteria polmonare). Avevo invitato il prof Dartevelle, insigne chirurgo toracico che all'epoca era uno dei pochi al mondo che questi pazienti li operavano (l'uovo di Colombo: oltre a togliere il tumore sostituivano il vaso infiltrato) e li facevano sopravvivere anche per molti anni. Lui mi mandò questo suo giovane assistente che lasciò tutti a bocca aperta descrivendo non solo quello che già facevano, ma le ricerche in corso, che sembravano fantascienza (invece pochi anni dopo erano realtà).

Anni dopo lo richiamai per chiedergli consiglio per un paziente, poi ancora di tanto in tanto, negli ultimi tre anni abbastanza spesso, visto che nel mio ospedale trattiamo anche pazienti con tumori cardiaci. Ho il suo numero di cellulare (di cui cerco di non abusare), lo chiamo quando c'è un caso difficile, o quando ho dei dubbi, e lui mi risponde quasi sempre subito, oppure mi richiama. Un pomeriggio di agosto 2009 ho visto un paziente con un tumore del polmone che un rinomato chirurgo toracico aveva giudicato inoperabile perchè il signore aveva anche una cardiopatia abbastanza importante. L'aveva valutato più di una volta e aveva detto che in quelle condizioni non sarebbe uscito vivo dall'intervento. Così l'hanno mandato da noi per una cura palliativa che ritardasse un po' la malattia. Dopo averlo ben valutato, ero convinta che la sua cardiopatia non fosse così grave da impedire un intervento, così chiamai Macchiarini che non rispose. Il paziente non voleva andare a operarsi a Barcellona, voleva stare vicino a casa, così mandai una mail a Macchiarini e a un chirurgo toracico della mia regione per proporre il caso.

Sei ore dopo (alle 10.20 di sera), squilla il cellulare: "Sono Paolo, scusa se non ti ho risposto prima ma ero in sala operatoria" "Quando sei uscito?" "Ora; dimmi che c'è" "Nulla di urgente, un parere su un paziente che gira da mesi senza che il chirurgo tale si decida a operarlo, ma leggi la mail e ci sentiamo domani" "NO: dimmi tutto" Gli espongo il caso, i dati medici, la situazione cardiaca e lui, sicuro "Con questa funzione cardiaca si può fare senz'altro. Quel chirurgo lo conosco, è molto bravo ma ha paura di non saper gestire i cardiopatici, per cui è molto prudente. Ma io non ho problemi. Se il paziente non vuole andare lontano, lo posso operare a Firenze a inizio settembre". "Onestamente, ho già chiesto un parere anche in un ospedale qui vicino e aspetto la loro risposta" "Benissimo, se lì lo operano va bene, se no lo mandi a me. Fammi sapere, sono a tua disposizione".

Il paziente è stato operato dalle nostre parti, è andato tutto bene; a Natale mi ha telefonato per ringraziarmi, è guarito (senza l'intervento sarebbe morto).

Macchairini è così, disponibile, gentile, non pretende di essere l'unico bravo chirurgo ma è disposto ad accollarsi i problemi per cui altri si spaventano. E appena uscito da una pesante sala operatoria alle 10 di sera, prima di andare a mangiare, richiama la collega che l'ha cercato e si scusa pure per il ritardo!

Come non amarlo?


Dott. Chiara Lestuzzi
U.O. Cardiologia, Centro di Riferimento Oncologico (CRO), Aviano (PN)


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Paolo Macchiarini